lunedì 18 novembre 2013

Via Francigena in biciletta, un Viaggio Speciale...

Non ho sogni nel cassetto ma, un Cassetto dei Sogni. Ogni tanto lo apro per lasciarne volare  
uno.
Questa volta vado decisa alla sezione "Viaggi" e inizio a far scorrere l'ordine
alfabetico: " Austral...mh, no troppo poco tempo; questo no, questo troppo lungo, questo non è stagione, troppo costoso, questo l'anno prossimo, mmmh...Sant.....no, ho pochi giorni! Trekking Himal...mh, no....Eccolo! Questo! Questo è quello giusto per l'occasione: Via Francigena in bicicletta! Bene! Meta decisa, prepariamo ciò che occorre e via!

Venerdì 4 ottobre 2013 sono in Viaggio.
Marco sarà mio compagno di avventura anche questa volta.
Ore 8,30 chiudo la porta di casa e sono in sella alla mia bici, la Titanica GasVentinove. Questa volta ripercorro i luoghi della quotidianità e della mia infanzia, con occhi diversi. Tutto ad un tratto sono viaggiatrice tra le mie montagne tanto famigliari. Sorrido, mi fa uno strano effetto.
Partiamo nel giorno di S. Francesco e DonTonino, ci attende sul percorso con la sua risata luminosa e contagiosa per regalarci due Tau, simbolo ligneo di spiritualità francescana, perché ci accompagni e ci protegga. È un viaggio speciale questo. Sarà un viaggio fatto d’incontri, storie, umanità, spiritualità, accoglienza, semplicità, condivisione e chissà quante altre cose ancora dovrò scoprire....sarà come ogni Viaggio, un viaggio di Scoperta.
Lasciamo la valle per addentrarci tra sterrati e piste erbose in mezzo al giallo delle risaie, ormai pronte per la raccolta.
Non immaginavo di riuscire ad arrivare quasi a Vercelli per sterrati e campagna. Pranzo ad Albano Vercellese, degno di nota per l'esclamazione del proprietario del ristorante, che dopo averci chiesto origine e destinazione esclama: " non immaginavo che due di Varallo potessero andare a Roma in bicicletta"! Mi domando che strana opinione abbia dei valsesiani...mah!
Proseguendo le nostre scorribande tra i campi di riso, ci imbattiamo in un’azienda che sta caricando un camion del cereale grezzo. Entriamo nella proprietà e chiediamo di poter fare delle riprese. Usciamo con un chilo di riso regalatoci dal proprietario e un ronzio nelle orecchie per le migliaia di parole che in pochi minuti ci hanno investito. Ora sappiamo tutto riguardo alla coltivazione…o quasi.
E avanti, gira e briga arriviamo a Tromello, dove il gentilissimo Carlo, detto anche l'acchiappapellegrini, ci accompagna nel posto tappa. Un timbro ed è fatta, siamo ufficialmente in cammino sulla Via Francigena! 

Sabato 5 ottobre: il Girumin Day.
Il caratteristico clima uggioso della pianura padana ci accompagna fin dalla partenza. Non ci rimane che indossare l'equipaggiamento da pioggia e pedalare tra i campi fangosi verso Pavia, proseguendo in direzione Orio Litta, dove abbiamo un appuntamento imperdibile con Giancarlo Cotta Ramusino, in arte Girumin! Chi?! Girumin! Il bizzarro e colto ciclo viaggiatore di Lodi, conosciuto per l’ originalità dei mezzi con cui viaggia : la GOAT( Graziella Operativa Alternativa Tattica) e la VTTE(velocipede tradizionale tipico essenziale).
Ad attenderci insieme a Girumin c'è la sua GOAT, rossa fiammante, recuperata da un cassonetto e risistemata, con il suo carrellino “meccano style”, appositamente costruito da Girumin per vivere le sue avventure. Non vedo l'ora di pedalare qualche chilometro ridendo a crepapelle. Girumin ha la capacità di farmi sganasciare dalle risate. E poi posso finalmente provare la GOAT! Finisco subito addosso alla mia bici e alla sbarra di ferro che chiude la strada. La GOAT, è momentaneamente senza freni, peccato non ne fossi a conoscenza. 
Girumin cavalca il suo mezzo e partiamo lungo l'argine del Po. Mi rendo subito conto che conosce a memoria il percorso, ci fa da cicerone, facendoci notare dei particolari a cui non avrei mai dato importanza senza di lui. Purtroppo di lì a breve, ci dobbiamo salutare, la GOAT ha avuto un cedimento. A malincuore, lasciamo l'amico che si dirige verso casa, con l'impegno di rivederci presto per altre mete. Da qui in poi dobbiamo volare, abbiamo ancora parecchi chilometri e poche ore di luce. Percorriamo fino a Piacenza l'argine per poi seguire in direzione di Fiorenzuola D'Arda. Alle 19,15 siamo a Fiorenzuola. Qui faccio un incontro speciale, uno di quelli che lasciano il segno, che non si dimenticano, per i quali non si può restare senza far nulla. La casa in cui veniamo accolti è piccola, a noi viene assegnata una stanza, in quella accanto c'è una ragazza. Da quel che vedo vive qui, ha un accento straniero e sento che ha un bambino.
Siamo gli unici quattro in tutta la struttura. Scendo in cucina, dove ci sono la ragazza e suo figlio. Mi presento, le regalo il riso che a sua volta mi era stato regalato l'agricoltore. Iniziamo a parlare e mi racconta la sua storia: R. ha 32 anni è Rumena ed è in Italia da qualche anno per curare il suo piccolo A., 8 anni. Il bimbo è affetto da una gravissima sindrome congenita che lo ha già portato ad affrontare due interventi al cuore, un infarto, un intervento al polmone, due interventi di allungamento tendineo, crisi epilettiche e ancora non ha finito. A. non cammina, non parla e, ad aggravare il già complesso quadro, c'è una tetraparesi spastica. Nonostante tutte le sue difficoltà, è un bimbo sorridente, come tutti i bambini. Cerca il contatto e la relazione, mi prende le mani e le bacia, e quando gli dico in tono scherzoso che è un gentiluomo, ride divertito. R. dice che è la sua passione baciare le mani.
Mi racconta che fino ad ora il piccolo è stato ben curato, ora però non può più permettersi la fisioterapia. Lei è qui da sola, non riesce a trovare un lavoro, di conseguenza non riesce più a sostenere le spese. Suo marito, guadagna uno stipendio di 150€ al mese in Romania. Nonostante mi stia raccontando un dramma, c'è tanta serenità intorno a noi, nei suoi occhi non c’è tristezza, nè lacrime, ma sorride, come se stesse facendo delle normali confidenze ad un'amica a lei cara. Le rispondo con la stessa armonia, capisco che intorno a noi c'è qualcosa di più di due semplici donne che si raccontano. Quando mi congedo da R., donna di una forza straordinaria ed esemplare, sono scossa. Ho visto in lei la Forza della Speranza, e il Coraggio di un leone. Mi ha dato una grandissima lezione di vita, senza proferire alcun sermone. Rifletto e decido che, al mio rientro, contatterò i responsabili della casa di accoglienza per avere conferma e notizie più chiare in merito, se posso, vorrei provare ad aiutare questa giovane mamma ad ottenere delle cure fisioterapiche per il suo bambino.
Così è stato. Sono bastate un po’ di solidarietà e qualche telefonata per garantire al piccolo e a R. l’accesso alle cure sanitarie.
Un incontro di un solo istante può insegnare moltissimo...

6 Ottobre. E’ domenica oggi, partiamo alle 8,00 sotto un tempo autunnale, umido con una lieve pioggerellina. Dopo i primi chilometri la pioggia si fa insistente. Piove a dirotto, la lunga salita verso il passo della Cisa è avvolta nella nebbia e non riusciamo a scorgere nulla intorno a noi. Arriviamo a Berceto bagnati fino al midollo e intirizziti dal freddo. Cerchiamo la Casa della Gioventù, punto di accoglienza della via Francigena ma, dopo vari tentativi, non troviamo nessuno. Ad un tratto, in pieno centro storico, una voce di donna alle nostre spalle ci chiede se cerchiamo la casa della gioventù, :"si"! “Bene seguitemi, vi accompagno”. La signora ha con sè le chiavi, ci apre la casa e possiamo finalmente scaldarci e asciugarci.
Berceto è splendida e il Duomo è uno dei più belli che io abbia mai visto.

Lunedì 7 ottobre. Ci aspettano il mare toscano e una piacevole sorpresa.
Iniziamo la salita verso il passo della Cisa con la pioggia, più si sale e più il tempo è infame. Non può mancare la foto ricordo ai piedi del cartello "Cisa", neppure con il pessimo tempo. Avvicinandosi alla costa, l'aria si scalda e per la prima volta, da quando siamo partiti, pedaliamo in maniche corte e pantaloncini. Scendiamo fino al mare, a Marina di Carrara e da lì proseguiamo fino a Forte dei Marmi, dove ci aspetta una sorpresa: Ausilia e Seba, (Ausilia Vistarini e Sebastiano Favaro) di rientro dall'Eroica, fanno una deviazione per venirci a salutare. Un incontro tanto piacevole quanto inaspettato! Che gioia vederli! Giusto il tempo di scambiarci due parole, offrirci dell'uva e regalarci un panforte, e poi ripartono verso casa.
Pochi chilometri dopo siamo a Pietrasanta, magnifica piazza medievale sovrastata da una Rocca antica.
Notte da incubo, divorata dalle zanzare, con un caldo allucinante!

Martedì 8 ottobre.
Alle 7,00 siamo già in bici, iniziamo una ripidissima salita per cinque chilometri, senza colazione; per fortuna abbiamo il panforte di Ausi e Seba!
 Raggiungiamo Lucca attraverso le caratteristiche colline dell’entroterra toscano. La città dentro le mura è meravigliosa, ciò che un tempo fu costruito a difesa dell'abitato, ora è adibito a pista ciclabile che circonda la città vecchia, uno splendore.
Proseguiamo tra sterrati e colline e alle 19,00 arriviamo nell’incantevole S. Miniato Alta.
Nota stonata della tappa è il convento dei francescani, segnalati come unico posto di accoglienza, che al telefono non rispondono, e presentati alla porta, non aprono, adducendo la scusa che era tutto al completo. Ma come ogni volta accade quando si chiude una porta, se ne apre un’altra.
Un agriturismo appena fuori S. Miniato, un posto fantastico, una terrazza sulla valle e sul paese medievale.

Mercoledì 9 ottobre
Le colline toscane in questa zona sono bellissime e l'itinerario verso S. Gimignano è affascinante. Entriamo da Porta S.Jacopo e attraversiamo il meraviglioso centro storico.
Alle 18,30 siamo a Siena, alla casa di accoglienza di S.ta Luisa, letteralmente investiti dall’energia contagiosa di Suor Ginetta. Donna solare di origine mantovana, che ha fatto dell'accoglienza la sua missione.
Nella casa oltre a cinque pellegrini francesi, una tedesca e noi due, ci sono due ragazze: una di nazionalità albanese con la sua bambina e una donna dello Sri lanka. Una cena condivisa allo stesso tavolo, permette un dialogo interculturale.
Siena dentro le mura è splendida, la suggestiva piazza del Campo, di notte, assume un fascino coinvolgente.

Giovedì 10 ottobre
Decidiamo di fare una deviazione sulle strade dell'Eroica. La terra ormai vangata è pronta per il riposo e conferisce a queste colline nuovi colori e nuovi aspetti. Ammagliati dall’incanto dei paesaggi ed entusiasti di solcare quegli sterrati, allunghiamo un po’ troppo il percorso e arriviamo fuori tabella di marci a S. Quirico d'Orcia. In pratica siamo in ritardo, e non poco! Ora il tempo stringe, dobbiamo dare il massimo per arrivare ad Acquapendente in tempo per trovare una sistemazione e mangiare.
Dopo aver pedalato come matti, e con una fame da lupi, a cinque chilometri da Acquapendente ci fermiamo in un agriturismo.
Stelvio, così si chiama il proprietario, si dimostra molto cordiale e disponibile e ci aggiusta una cena d'asporto nella vicina trattoria, con ravioli, petto di pollo e verdure cotte, incluso il vino e una focaccia appena sfornata.
Il posto tranquillo e immerso nel verde si è rivelato provvidenziale.

Venerdì 11 ottobre.
Un continuo sali/scendi in mezzo alla campagna romana conducono a Viterbo, poi a Sutri.

Sabato 12 ottobre.
Come spesso accaduto in questo viaggio, ci svegliamo con il cielo plumbeo e minaccioso: "speriamo non piova". Detto fatto, piove! Prepariamo i bagagli, facciamo colazione, giusto il tempo di essere pronti a partire e, smette. Scegliamo l'itinerario verso La Storta, a 15km circa da Roma, che passa per il lago di Bracciano. Un po' più lungo, un po' più “su e giù”, ma meno trafficato della Cassia, sicuramente! A Bracciano un altro scroscio d'acqua. Ci ripariamo sotto i portici del comune, nel frattempo cerchiamo un posto per la notte a Roma. "Pronto, Bonus Pastor"? "Si"..."ha una camera per due"? "Mi spiace, completissimo". 
"Pronto"? Hotel casa mia? "Si"... "Per caso ha una camera per due"? " Mi dispiace, completo". "Pronto b/b S. Pietro"? "Avrebbe..."? "Completo".
"Acc...ma cosa c'è a Roma questo week-end?
Per fortuna riusciamo a chiamare il posto tappa della via francigena gestito dalla confraternita di Santiago di Compostela, hanno posto! Benissimo!
Proseguiamo il nostro “su e giù”. Più ci avviciniamo a Roma, più il traffico diventa inevitabile e consistente. Ormai è giungla urbana, ci divincoliamo nel traffico, tra auto, moto, bus, pedoni, semafori, ambulanze, polizia, tram, elicotteri...manca solo di essere investiti dalla Papa mobile.
Ore 14,30 arriviamo trionfanti in Piazza S. Pietro. Chiusa! Ma come chiusa!? Ma cche cc'è a Roma oggi?
Va beh, foto e video finale, poi all'ufficio pellegrini a ritirare il Testimonium, pergamena in latino, che testimonia l'aver percorso la via Francigena e scopriamo che sabato e domenica ci sono due giorni di preghiera con Papa Francesco. Ecco perché è tutto al completo!

Domenica 13 ottobre.
Ci dirigiamo verso la folla innumerevole che aspetta di entrare nella ormai gremita Piazza S. Pietro. Migliaia di persone, accalcati l'uno addosso all'altra, impazienti di entrare. Chi spinge, che discute con i carabinieri, chi cerca di eludere la sorveglianza per poter essere Là! Più che in piazza S.Pietro per la Messa, sembra di essere tra i tifosi della partita Roma-Lazio.
Dopo circa mezz'ora di attesa e scene epiche, aprono. Dentro!
Un momento di preghiera condiviso in più lingue, con molteplici fedeli da ogni dove, con i loro colori, culture, costumi, ma uniti dalla stessa Fede.
Francesco che parla di tre parole: Prego, Scusa e Grazie. Tre parole fondamentali perchè la famiglia rimanga unita: Prego, Scusa, Grazie…
L'uscita dalla piazza è peggio dell'entrata. Schiacciati tra la folla…
Dopo un lungo, faticoso, caldo e difficile avanzamento riusciamo a raggiungere le nostre bici.
Per fortuna ci muoviamo prima che la piazza si sfolli. Direzione stazione Termini. Pedala, schiva e destreggia arriviamo in stazione in tempo per riuscire a prendere la Freccia che ci riporterà verso casa. 
Smontiamo le bici in volata, le impacchettiamo alla "bellemeglio" per poterle caricare sul treno, assurdità di Trenitalia che non concede di poter viaggiare con bici a seguito montate e non destina alcuno spazio per i bagagli extra misura.  Con sacchi neri rotti e scotch americano diamo l'illusione di impacchettare le mountain bike. Sembriamo due homeless, che viaggiano in business.
Se solo l'Italia iniziasse a considerare un po' di piú il mondo delle due ruote ecologiche...Ma questa è un'altra storia.

870km, oltre 10.000m dislivello+.
 Un’avventura diversa da quelle che solitamente sono spinta a ricercare. Altri ritmi, altri stati d’animo. Un Viaggio fuori e dentro se stessi. Un incontro speciale. Che grandi opportunità ci può dare un Viaggio, anche appena fuori dalla porta di casa…
Buon Viaggio a tutti!
 Elena 

















Nessun commento:

Posta un commento